SU “TUTTO” UN AMPIO SERVIZIO DI PINA MELCARNE


Questa settimana in edicola, nel settimanale diretto da Luca Arnaù,   Paolo Pecora si racconta, tra successi del passato e progetti presenti e futuri di grande rilevanza. ECCO A VOI IL PREMIO OSCAR DEGLI INVENTORI   Sessantanove anni, una intera esistenza dedicata alla ricerca scientifica, migliaia di scoperte nel settore dell’elettronica.

Ecco a Voi

La storia e le legende ci insegnano che i profeti in patria non hanno vita facile. Il loro ingegno, la creatività, che pure appartiene all’italica stirpe” non bastano per elevarli ai ranghi alti della società. E’ molto più facile, nonostante le distanze (un tempo apparentemente incolmabili) che abbiano successo all’estero, dove sono notati, applauditi, premiati, ingaggiati. Se poi l’ingegno arriva da una terra amara quanto la stessa locuzione che la identifica, l’Aspromonte, le cose si complicano ancor di più. E’ il caso del celebre ricercatore, inventore e regista Polo Pecora. Sessantanove anni, una intera esistenza dedicata alla ricerca scientifica, migliaia di scoperte nel settore dell’elettronica, Paolo Pecora dirige oggi, insieme al figlio Ivan, un laboratorio specializzato nello studio di sofisticati sistemi elettronici di spionaggio e controspionaggio.Da Reggio Calabria, ancora ragazzino, viene catapultato a Bruxelles, dove vince l’Oscar mondiale per le invenzioni nel ’67. Sua, incredibile solo pensarlo, la paternità del cellulare.

Sig. Pecora, quando e come si è accorto della sua dote di inventore? 

Da ragazzino, in maniera molto naturale, ero molto fantasioso, inventavo di tutto. La mia prima invenzione però non è stato il telefono senza fili. Ero poco più che maggiorenne e realizzai in Germania un compasso per l’ottenimento di alcune figure geometriche, come la spirale di Archimede e l’ellisse, si chiamava il volutogeno. Ricordo che piacque ai tedeschi, ad una fabbrica nei pressi di monaco, e fu il mio primo guadagno, anche consistente.

Cosa significava ricevere un premio prestigioso come l’oscar mondiale delle invenzioni per un ragazzino calabrese? 

Non è significato nulla, perché c’era l’incoscienza tipica dell’età giovanile. Quando si è giovani, così come si sfidano i pericoli si riesce a non capire le cose bellissime, come quell’avvenimento storico.

Questi brevetti, primo tra tutti quello del telefono senza fili dovevano renderla miliardaria. Lo è? 

Alcuni ritrovati hanno modificato il mio stato economico più che il telefono senza fili, che doveva rendermi miliardario, invece mi ha fatto solo vivere dignitosamente. Invece con il televox, un “giocattolino” frapposto tra spina e telefono, che consentiva di udire quello che dall’altra parte si commentava, mi colmò di ricchezze e denaro.

Ha avuto anche tante denunce per violazione della privacy per i suoi marchingegni/spia. E’ riuscito a difendersi? 

Non si è italiani se non si hanno denunce. Sono stato protagonista della nota trasmissione “Striscia la notizia”, che ha mandato in replica per tre serate la puntata in cui Moreno Morello veniva a farmi visita. Ho avuto una simpatica conversazione con lui, durante la quale mi sono divertito a dimostrare che non c’era nulla di consistente e che potevo continuare il mio lavoro. Per circa 12 mesi ho avuto un rientro pubblicitario nazionale pazzesco.

La sua storia personale è (quasi) straordinaria quanto quella professionale. Ci racconta brevemente il “caso Omar? 

Ho conosciuto una bellissima fanciulla egiziana, ci siamo innamorati e abbiamo iniziato una relazione. I suoi genitori erano ostili al nostro rapporto perché ero e rimango, orgogliosamente, un meridionale. La ragazza è rimasta incinta e 15 giorni prima del parto i parenti hanno simulato un sequestro, per potermi ricattare, chiedendomi soldi, e trascinandomi in una battaglia giudiziaria che mi ha anche fatto ammalare oltre a farmi dilapidare il mio patrimonio per un’unica causa: conoscere mio figlio. Dopo 8 anni il tribunale dei minori di Bologna ha messo fine alle mie tribolazioni dandomi ragione, e per questo ringrazio Esmeralda Mittiga, l’avvocato calabrese di Platì, con studio a Bologna, che ha seguito il mio caso.

Anche suo figlio Omar si dice abbia ereditato il talento naturale per le invenzioni…

Si, lo ha scoperto un giornalista, Lamonica, di Benevento. Ha disegnato un sistema di illuminazione con risparmio e recupero di energia notturna.

Ha conosciuto personaggi famosi e amati, da Alberto Sordi a Manfredi. Tutti ammirati per la sua attività di ricerca o per quella cinetelevisiva? 

Ho trascorso un lunghissimo periodo della mia vita a Roma. I personaggi che più mi hanno segnato sono stati Luciano Salce, il mio maestro, e Gordon Mitchell. I miei programmi, sia su emittenti locali che nazionali erano tutti dedicati alla ricerca scientifica. Si autofinanziavano con l’indice d’ascolto che avevano. Riprenderò a breve, nonostante la tv sia molto cambiata con Internet.

Chi l’ha aiutata in questi anni? Chi sente di dover ringraziare?

Una pittrice russa, straordinaria, che mi ha “pericolosamente guarito”. Si chiama Zhanna Lubenets e tra due settimane circa esporrà la sua prima Personale a Reggio Calabria.

Cosa “bolle in pentola”? quali i suoi progetti futuri? 

Da un paio d’anni sto lavorando su una macchina, che tra poco conosceremo, in grado di scindere la molecola dell’acqua in tempo reale. Poi il ritorno in televisione e la chiusura del film “il caso Omar”, con finale “a sorpresa”.

Pina Melcarne

Pina Melcarne